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L’imprenditoria femminile scende sotto i colpi della pandemia

Imprenditoria femminile

Analizzare gli effetti della crisi Covid-19 e proporre azioni ed interventi per il sostegno all’imprenditoria femminile. Queste le linee di azione discusse e condivise nel corso del Direttivo Regionale Confartigianato Donne Impresa, riunitasi lo scorso 8 marzo, giornata simbolo della donna. La pandemia incalza e anche le imprese femminili scendono.

È ciò che emerge dai dati statistici elaborati da Confartigianato ( fonte Infocamere). Sono 38.352 le imprese a titolarità femminile, su un totale di 166.651 aziende marchigiane, con un incidenza del 23%, in diminuzione negli ultimi cinque anni anche rispetto al sistema Italia. Nell’anno della pandemia il saldo delle imprese femminili registra un – 473 ( -1,22%).

Ancora più pesante, secondo i dati elaborati da Confartigianato,  l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle imprese femminili di giovani donne under 35 che hanno subito una variazione del – 7,71% passando dalle 3.865 unità del 2019  a 3.567 del 2020 (  saldo di – 298).

“La presenza dell’impresa femminile – dice Sara Servili (nella foto), Presidente interprovinciale Confartigianato Donne Impresa – è concentrata nei settori su cui maggiormente si sono abbattuti gli effetti della pandemia: servizi alla persona (in cui sono compresi quelli legati al benessere), ristorazione e la sua filiera, turismo, wedding.

Ci sono ripercussioni anche sul manifatturiero, moda in primis, e nell’artigianato artistico. Le imprese femminili nella nostra regione si concentrano soprattutto nelle attività di servizi, tra cui si collocano i servizi alla persona (sul totale di queste imprese, oltre la metà sono a titolarità femminile), alloggio e ristorazione (il 31% delle imprese dell’accoglienza regionale sono classificate come femminili), servizi alle imprese e agricoltura, attività assicurative, artistiche e commercio. In tutte le province marchigiane la quota di imprese femminili sul totale è superiore alla quota nazionale, salvo Pesaro.

I dati ci fanno riflettere sul potenziale di queste attività ed evidenziano l’esigenza di utilizzare le risorse del Recovery Fund anche per azioni mirate a rafforzare la partecipazione femminile all’imprenditoria. Incentivando la creazione di impresa e sostenendo la competitività e l’accesso al credito. Maggiore sforzo andrebbe messo inoltre per assicurare alle donne le stesse opportunità e inquadramenti salariali degli uomini”.

“L’emergenza Coronavirus ha implicazioni molteplici – le parole di Eleonora D’Angelantonio, Responsabile Gruppo Donne Impresa – che vanno dalla salute all’economia, passando per le relazioni sociali. Come in altri ambiti, l’emergenza sanitaria ha sottolineato la necessità di supporti alle donne lavoratrici e imprenditrici, che, già in equilibrio in condizioni normali tra gestione aziendale e familiare, ora devono fare i conti con le scuole chiuse. Un problema preesistente alla pandemia.

Occorrono disposizioni nazionali, uniformi e condivise. Le donne sono le prime a risentire dei disagi della situazione di restrizione e contenimento del contagio: non ci sono solo minori a casa, ma anche anziani in isolamento di cui prendersi cura. Gli asili privati, le ludoteche, i centri per l’infanzia sono nelle Marche un pronto soccorso di accudimento fondamentale per le famiglie del territorio, e sono nell’oltre 80% dei casi gestiti da donne.

Per questi motivi il contributo femminile all’economia ha bisogno di linee di intervento adeguate, a partire dal credito, attuate con rapidità ed efficacia, per fare fronte alla situazione di eccezionale difficoltà che stiamo vivendo”.

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